Quando si parla di crescita professionale e personale dentro e fuori i contesti di lavoro, inevitabilmente si affronta il tema della leadership e di colui che la esercita, il leader.
Spesso però si presentano idee poco chiare su questi argomenti, che saranno chiarificati nel corso di questo articolo.
La leadership è un tema vastissimo su cui hanno scritto e parlato tanti esperti. Una delle chiavi psicologiche d’interpretazione qui presentate è una definizione di leadership attribuita al presidente americano Eisenhower: “La leadership è la capacità di decidere ciò che va fatto e di fare in modo che gli altri desiderino farlo”.
Proviamo ad analizzare questa frase attraverso le sue componenti principali.
La capacità di decidere
Prendere una decisione non sempre corrisponde al raggiungimento di esiti positivi. Un buon leader prende decisioni prevalentemente giuste ma può prenderne a volte di errate, in quanto anche il miglior leader non è sempre sicuro dell’esito. Tuttavia il buon capo decide e dimostra agli altri di essere sicuro di quanto stabilito, non necessariamente delle conseguenze.
Capacità di decidere ciò che va fatto
Decidere non vuol dire conoscere ogni minima sfumatura dell’argomento preso in oggetto. Un leader deve avere sì esperienza nella materia in cui lavora ed interviene, senza essere necessariamente più competente del suo manutentore o dell’addetto alla contabilità. Ciò porta il leader ad acquisire un’aura di autorevolezza per la quale diviene il più rispettato dagli altri sul luogo di lavoro, come confermato dalle testimonianze dei consulenti EvoForm Consulting alla luce delle loro esperienze sul campo.
Fare in modo che gli altri desiderino farlo
Questo stralcio evidenzia un’indispensabile apertura della leadership alla relazione con gli altri. Il leader deve essere vicino ai propri collaboratori, avendo un continuo dialogo con loro: deve coinvolgerli, incentivarne la partecipazione, rendere cioè indispensabile creare relazione.
Da ciò si arriva ad un altro concetto cruciale: gli altri devono desiderare di svolgere determinati compiti. Un leader perciò non deve imporsi, anzi deve essere autorevole agli occhi dei propri collaboratori che verranno da lui motivati, trasmettendo loro quell’entusiasmo che li porterà per primi a desiderare quelle attività comunque inevitabili.
Conclusione
Queste sono, in sintesi, le caratteristiche del buon leader, destinate ad essere incompatibili con il modello del bastone e della carota tanto diffuso quanto antiquato, per cui motivare le persone equivale ad una ciclica alternanza di buone e cattive maniere.
Diventare leader non vuol dire applicare asetticamente regole e modelli tratti dalla lettura di un libro o dalla frequenza di un breve seminario, è un percorso lungo da costruire, anche se la natura alle volte dona a manager, imprenditori, gestori di risorse umane un carisma innato capace di creare entusiasmo e trascinare gli altri. Tuttavia, per la leadership rimane necessaria un’esperienza pluriennale, basata sulla frequenza di corsi di formazione, sulla consapevolezza di ciò che si fa sul luogo di lavoro, sulla comprensione del sentimenti dei collaboratori e della loro relazione con l’atmosfera psicologica. A tal proposito, essendo sempre utile leggere, si consiglia un libro molto utile sull’argomento: Essere leader (Goleman D., Boyatzis R., McKee A.; Rizzoli Editore, 2004).
Pur non essendo molto recente, questo libro aiuta a riflettere sulla leadership, per poter iniziare a guardare con nuove lenti sé stessi e chi ci circonda nel luogo di lavoro.
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