La comunicazione, intesa come scambio di informazioni e significati complessi tra due soggetti, ha da sempre caratterizzato tutti gli esseri viventi. Gli esseri umani, con il loro primato intellettivo rispetto alle altre specie, hanno sviluppato un sistema comunicativo che contempla l’uso di suoni complessi, le parole, fondamentali per la cosiddetta comunicazione verbale. Essa però ha tutt’altro che annullato la forma comunicativa più antica, quella non verbale, ovvero quella comunicazione non parlata presente tra persone.
La comunicazione non verbale: te lo dico senza parlare
Secondo i linguisti, circa il 90% della comunicazione quotidiana appartiene alla sfera del non verbale. Eppure, la maggior parte di noi tende a sottovalutare il potere informativo delle dimensioni non verbali (almeno a livello consapevole) come il modo di porsi nello spazio, i movimenti del corpo, tono e volume della voce.
Sorprendentemente, sono proprio questi aspetti che, al momento del primo incontro, influenzano gran parte delle nostre prime impressioni e quindi il nostro giudizio su una persona. Soprattutto nei contesti di lavoro, tipiche occasioni di interazione tra persone, la comunicazione non verbale assume un ruolo determinante per il raggiungimento dei rispettivi obiettivi lavorativi (es. essere assunti, promuovere la propria proposta, decidere in modo giusto).
Per capire meglio il valore del non verbale, si prenderà ad esempio un gesto tipico della comunicazione non verbale, la stretta di mano. Chi non si è mai domandato se la propria stretta di mano fosse efficace? Quale significato ha stringere la mano in un modo piuttosto che in un altro?
Stretta di mano e personalità
Virginia Satir (1916-1988) è stata una psicoterapeuta familiare che ha definito degli stili comunicativi per descrivere la personalità dell’interlocutore in base al suo modo di porsi. Attraverso queste istruzioni si può facilmente leggere la personalità del soggetto proprio grazie alla sua stretta di mano.
Stile accusatore nella stretta di mano
Tende ad avere un atteggiamento impositivo e giudicante durante la conversazione. La tipica stretta di mano dominante è quella in cui il palmo della mano è rivolto verso il basso, obbligando chi l’afferra ad una posizione di sudditanza. Spesso può essere accompagnata da una presa eccessiva con braccio rigido, o ponendo l’altra mano libera sulla spalla altrui. Si denota, in questi casi, una forte competitività aggressiva e volontà di tenere l’altro a distanza, perché avversario.
Stile superlogico nella stretta di mano
Abile nella dialettica e nell’uso della logica al fine di veicolare il dialogo, con la potenziale intenzione di nascondere debolezze (ansia ed insicurezza). La stretta di mano è tipicamente a pinza, in cui solo indice e medio premono la mano dell’altro, senza mai avvolgerla del tutto. Una variante di questo stile può essere porre solamente le dita, dove chi la riceve l’impressione di non essere gradito.
Stile proporzionatore nella stretta di mano
È caratterizzato da un tendenziale accordo con i contenuti dell’interlocutore, manifestando accoglienza e disponibilità nella comunicazione. La stretta di mano di questo stile è alla pari, ovvero i palmi di entrambi i soggetti sono proposti verticalmente, con un gesto avvolgente, equilibrato. Suggerisce la volontà di rispetto reciproco paritario, diventando la migliore tra le strette di mano possibili per la costruzione di una relazione scaturita da un nuovo incontro.
Un’estremizzazione di questo stile può portare ad una stretta di mano perdente, con l’offerta del palmo verso l’alto. Tipica di persone insicure e sensibili, è indice di predisposizione alla sottomissione e più semplicemente ad accogliere in modo incondizionato quanto detto dall’altro.
È inoltre importare sapere che ogni stile ha una sua compatibilità: l’accusatore preferirà una comunicazione in cui ha la guida della conversazione, viceversa il proporzionatore preferirà far gestire il dialogo a qualcun altro. Infine, il superlogico prediligerà conversazioni logiche e dialettiche.
Conclusione
Alla luce di quanto detto, è facile intuire l’importanza di individuare il proprio stile comunicativo e quello dell’interlocutore, per creare il miglior contesto comunicativo orientato ai propri obiettivi di lavoro. Un candidato presentatosi ad un colloquio lavorativo, potrebbe dare un’impressione corretta di sé agli occhi del reclutatore, magari interpretandone lo stile comunicativo e adattarsi in modo vincente.
Un leader potrebbe capire lo stile dei cuoi collaboratori e adottare uno stile complementare efficace. Insomma, dare il giusto valore alla comunicazione non verbale e alla stretta di mano, potrebbe facilitare l’interazione tra colleghi e figure professionali, facilitando la vita lavorativa complessiva.
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