La mediazione viene definita come un’azione svolta da terzi per il raggiungimento di un incontro e di un accordo.
Focalizzarsi sugli obiettivi
Il mediatore si focalizza sugli obiettivi acquisendo chiarezza su ciò che le parti desiderano ottenere, indipendentemente dalle circostanze; crea una buona intesa collaborativa, mediante l’ascolto attivo, e una buona comunicazione, per condurre le parti a condividere le idee reciproche.
L'ascolto attivo è una tecnica utilizzata nella consulenza, nella formazione e nella risoluzione di controversie o conflitti.
Richiede che l'ascoltatore si concentri completamente, capisca, risponda e poi ricordi ciò che viene detto; amplia la percezione a tutti i messaggi che i nostri sensi ricevono e risponde notando le sfumature nella comunicazione con gli altri.
Ruolo del mediatore e flessibilità
Il mediatore deve essere flessibile, mentalmente e fisicamente, quando le parti decidono di mettersi nei panni l’uno dell’altro, conducendo una trattativa paritetica. Deve essere abile a modellare e cambiare le percezioni delle situazioni e dei problemi, in modo da trovare modi creativi per risolverli; deve essere attento al livello di congruenza personale, gestendo i conflitti interiori in modo efficace.
Tra comunicazione e mediazione
Partendo dall’assunto che la comunicazione è l’essenza della mediazione, particolare importanza si deve prestare ai mezzi di comunicazione.
Possiamo avere linguaggio senza comunicazione e comunicazione senza linguaggio.
Le parole che noi utilizziamo sono stratificate in diversi livelli di connessioni (personali e culturali, consce e inconsce) capaci di influenzare la visione del Mondo che ci circonda e possono condizionare le risposte che diamo a persone ed eventi. E’ proprio attraverso il linguaggio che organizziamo i nostri pensieri e trasmettiamo idee, strutturandoli sotto forma di messaggio.
Comunicazione verbale e non verbale
Bisogna, però, sottolineare che gli scambi comunicativi non avvengono solamente attraverso la comunicazione verbale, ma anche la comunicazione non verbale assume estrema importanza.
Una ricerca sulla comunicazione non verbale rilevò che durante un’esposizione orale svolta davanti ad un gruppo di persone, il 55% dell’impatto sugli uditori era dato dal linguaggio del corpo (contatto visivo, gestualità, posizione), il 38% dal tono della voce (linguaggio paraverbale) e solo il 7% dal contenuto della presentazione (Mehrabian e Ferris, 1967).
Ruolo del mediatore: facilitatore della comunicazione
Il mediatore dovrà stimolare le parti a comunicare nella giusta maniera, dettando tempi e modi, dovrà sostenerle e dovrà ascoltarle.
Utilizzerà una forma di ascolto empatica, ovvero esprimerà le sue idee senza valutazioni, esprimerà messaggi chiari con congruenza tra verbale e non verbale, indicherà la via per una buona collaborazione senza accuse o giudizi.
Il mediatore dovrà inoltre capire quali messaggi si nascondono dietro mancate comunicazioni o frasi aggressive, i così chiamati “bisogni non detti” , sarà in grado di cogliere le emozioni delle parti e cercherà di rimandarle all’altra parte per renderla consapevole. Infatti, come disse Peter Drucker: “La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.”
Le parti in causa devono tornare ad essere in grado di capirsi e collaborare se vogliono trovare accordi condivisi durevoli nel tempo.
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