Comunicazione e Stress: la comunicazione è un aspetto che permea la nostra vita, le attività che svolgiamo ogni giorno e che ci permette di esprimere ciò che siamo, pensiamo e vogliamo: è il mezzo con cui si manifesta il nostro pensiero e il nostro comportamento.
Per questa ragione ho deciso di partecipare a un corso sulla comunicazione e sulla gestione dello stress, tenuto dal dott. Catalano, responsabile della EvoForm Consulting, via Webex. Sono rimasto alquanto colpito dal fatto che nonostante il mezzo usato (una video conferenza e non la classica lezione in presenza) la didattica e l’interazione non hanno risentito della fruibilità dei contenuti e il naturale interesse che questi suscitavano in me e negli altri partecipanti che hanno assistito al corso.
Livelli di Comunicazione
Dopo le dovute presentazioni dei partecipanti al corso, il dott. Catalano ha illustrato ai propri ascoltatori l’esistenza di 3 livelli di comunicazione, che riescono a dare forza e veicolare il messaggio che il parlante vuole trasmettere al proprio destinatario, essenziali per una comunicazione efficace:
- La comunicazione Verbale, il livello a cui prestiamo solitamente maggior attenzione, riscontrabile direttamente in ciò che diciamo e scriviamo. Spesso, lo adattiamo al nostro interlocutore per rendere più persuasivo il messaggio che vogliamo trasmettere;
- La comunicazione Paraverbale, che potremmo collocare appena al di sotto di quello verbale e consiste nelle modalità con cui esprimiamo ciò che trasmettiamo tramite la comunicazione verbale, come tono, velocità e timbro per quanto riguarda la modalità orale, mentre punteggiatura e lunghezza dei periodi per quella scritta. Siamo meno consapevoli della gestione di questo livello e, quindi, del suo controllo;
- La comunicazione Non Verbale, comprende tutto ciò che meno ci potevamo aspettare come la postura, la mimica, la gestualità e, perfino, il modo di vestire. Ancora di più del livello precedente, siamo inconsapevoli di quanto trasmettiamo con questa modalità e quanto è importante saperlo distinguere e riconoscere per comprendere al meglio con chi ci interfacciamo.
Prossemica e Bolla Prossemica
Della Comunicazione Non Verbale, in particolare i gesti e la posizione nello spazio, il dott. Catalano ha proposto a noi partecipanti un’esercitazione che consisteva nel descrivere quali aspetti meno sopportiamo in un dialogo con qualcuno.
Le risposte sono state varie anche se molto condivise tra tutti gli ascoltatori del Webinar, come ad esempio i continui richiami da parte del nostro interlocutore per attirare l’attenzione, mostrare disinteresse facendo altro mentre qualcuno parla e, soprattutto, il toccare la persona con cui si parla quando questa espressione di “confidenza” e di invasione dello spazio personale non è richiesta.
Le distanze della bolla prossemica
Da questa semplice attività, il dott. Catalano, ha fornito la spiegazione della cosiddetta “Bolla Prossemica”, ovvero un’area fisica e psicologica che circonda la nostra persona in cui distanziamo le persone con cui ci interfacciamo in base al livello di relazione che condividiamo con loro. Le distanze in cui questa Bolla prossimale è divisa sono essenzialmente 4:
- La distanza intima, che corrisponde a circa mezzo metro, nella quale lasciamo entrare solo gli affetti più cari, come familiari e partner;
- La distanza personale, ovvero un braccio di distanza, riservato ad amici o persone di fiducia;
- La distanza sociale, con un raggio di un braccio e mezzo, destinato a conoscenti e interlocutori estranei;
- La distanza pubblica, di poco superiore ai 3 metri, finalizzata a intrattenere le pubbliche relazioni.
Comunicazione efficace
Conoscere queste distanze e riconoscere come si colloca il nostro interlocutore è di vitale importanza per permettere una comunicazione efficace ed evitare spiacevoli incidenti che provocherebbero imbarazzo, aumento della distanza e, nei casi peggiori, rifiuto alla comunicazione.
Un’ottima tattica è assumere un atteggiamento attendista, senza forzare troppo la distanza e aspettare che il nostro interlocutore si apra a un avvicinamento, se vorrà, dandogli così anche un certo senso di potere e possibilità di gratificarsi. Utile è stato il consiglio di un’altra partecipante nel sottolineare che la distanza non va associata sempre ad arroganza, infatti, si può compensare la distanza con altri aspetti della Comunicazione, come il tono e l’atteggiamento con cui ci si pone nei suoi confronti.
Ascolto Attivo
Una seconda attività presentata nel corso è stato il dover ascoltare un episodio stressante nella vita lavorativa di una partecipante per poi ripeterlo nella maniera più fedele possibile, mentre il dott. Catalano attirava l’attenzione di noi tutti, distraendoci dal contenuto del suddetto episodio.
Per evitare distrazioni e far sentire il nostro interlocutore ascoltato, sono state introdotte a me e agli altri partecipanti delle tecniche di ascolto attivo, ovvero la capacità di mantenere viva la nostra attenzione nei confronti di chi ci sta parlando e di ciò che sta dicendo, con l’opportunità di farlo sentire apprezzato e supportato nel discorso.
Tecniche per una Comunicazione
Queste utili tecniche sono il Ricalco-Guida (riprende le parole che l'interlocutore ha utilizzato, ripetendole e guidando il parlante a soffermarsi su un aspetto o un determinato argomento) e Riformulazione (ripetere ciò che è stato detto, ma in maniera sintetica e con parole proprie).
Dopo questa spiegazione, un partecipante ha ripetuto il compito svolto precedentemente dalla precedente interlocutrice, ma questa volta noi partecipanti abbiamo dovuto sostenere e supportare il suo discorso e, quindi, il nostro ascolto, applicando le tecniche spiegateci poco prima. Questo modus operandi ci ha permesso di mettere subito in pratica i loro insegnamenti e di esercitarci per usarli con destrezza anche in futuro.
Comunicazione e Stress: Comunicazione Efficace e Ascolto contro lo Stress
Infine, prima di salutarci e concludere il corso fornendoci i feedback sulle attività svolte, ci è stato presentato l’ultimo compito: ascoltare e supportare un collega stressato, interpretato da uno dei collaboratori presenti. Noi partecipanti abbiamo dovuto porci nei suoi panni, domandargli, sostenere e guidare il suo discorso, ascoltare attivamente le ragioni che lo avessero potuto stressare, modulare i nostri livelli di comunicazione affinché questa fosse fluida ed efficace, mettendo in pratica tutto ciò che ci era stato trasmesso durante il corso.
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