In data 12 gennaio 2021 EvoForm Consulting ha tenuto un webinar dal titolo: Costruisci la tua identità professionale. È intervenuto il dottor Pierluigi Sabella, Consulente Risorse Umane, Selettore e Formatore per EvoForm Consulting; ha partecipato all’evento anche il dottor Claudio Catalano, Psicologo e Direttore di EvoForm Consulting.
Cercare un lavoro oggi è impegnativo tanto quanto lavorare. Come poter essere efficaci?
Prima di tutto, non lasciare spazio al caso: mandare curricula a pioggia non sempre è la soluzione migliore. Il primo passo per colpire il recruiter prima ancora di presentarci è chiederci: chi siamo, cosa vogliamo, quali sono le nostre competenze, capacità o abilità?
I passaggi per costruire una buona identità professionale:
L’identità professionale è la carta vincente per trovare lavoro. Per poter rispondere alla domanda “dove vogliamo essere tra cinque anni?”, dobbiamo essere in grado di determinare i cinque passi corretti per costruire al meglio la nostra identità professionale.
- Stilare il CV
- Scegliere la piattaforma per cercare lavoro
- Fare un bilancio delle competenze
- Prepararsi al colloquio
- Creare un profilo Linkedin
Creare il CV: cosa dobbiamo inserire nel curriculum?
Per prima cosa dobbiamo fornire i nostri dati anagrafici (età e luogo di residenza): in caso di omissione, il recruiter potrebbe pensare che gli stiamo nascondendo qualcosa. Oltretutto, sono informazioni facilmente reperibili, anche in fase di colloquio. Non dimentichiamoci che anche i social network rappresentano una fonte di informazioni per il selezionatore. È meglio, quindi, essere chiari e trasparenti fin dall’inizio.
Quando si crea un curriculum, dobbiamo tenere presente che il tempo è denaro, tanto per noi quanto per il recruiter. Saper attirare l’attenzione nel minor tempo possibile è fondamentale: il CV deve essere breve e incisivo, deve “fare colpo”. Dunque è opportuno prestare la maggior cura alla grafica e, soprattutto, alla correttezza grammaticale.
In fase di stesura del curriculum è importante analizzare il mercato per conoscerne le esigenze: siamo adatti a quel lavoro? Se la riposta è negativa, dobbiamo formarci per acquisire le competenze richieste.
Alcuni suggerimenti per costruire la tua identità professionale:
- Se si ha poca esperienza in ambito lavorativo, puntare sulla grafica per creare un CV originale.
- Il CV deve essere breve, sintetico: i curricula con più di due o tre pagine vengono quasi sempre scartati. Non si ha tempo per leggerli!
- Fondamentale è identificare nel curriculum la posizione ricercata.
- Non vanno inserite tutte le esperienze lavorative, ma solo quelle ci hanno fornito le competenze che il profilo professionale per cui ci stiamo candidando ricerca. Non inserire tutte le professioni svolte non significa mentire: vuol dire saper focalizzare l’attenzione su ciò che effettivamente è richiesto dal profilo professionale.
Le mancanze del CV potranno essere compensate dalla lettera di presentazione e dal bilancio di competenze. Oltretutto, per un recruiter, la parte essenziale della selezione è il colloquio: il curriculum è solo lo strumento che permette di identificare il candidato più adatto.
Cos’è il bilancio delle competenze?
Il bilancio di competenze è uno strumento essenziale non solo all’azienda ma anche al candidato perché permette di conoscere chi siamo. Il bilancio di competenze include un resoconto delle proprie conoscenze, competenze e abilità, permette di conoscere quali sono le proprie aree di miglioramento, di acquistare sicurezza di sé e di sapere cosa abbiamo da offrire in particolare alle aziende.
Tracciare il bilancio di competenze è un’operazione complessa: richiede delle competenze che, generalmente, il candidato non possiede. È pertanto necessario che ci affidiamo a un professionista: stilare un bilancio può richiedere anche diverse ore, pertanto in allegato al CV sarà inserita una sintesi del bilancio stesso.
È importante sottolineare che le competenze hanno più valore se acquisite nello svolgimento di una mansione: i seminari o i webinar non permettono di sviluppare competenze pratiche, ma solo teoriche, che rientrano nel bagaglio di competenze personali.
Cosa si scrive nella lettera di presentazione?
La lettera di presentazione, che ha una lunghezza di circa sei righe, contiene le motivazioni che hanno spinto il candidato a proporsi per una certa azienda. Di nuovo, dobbiamo rispondere ad alcune domande-guida: perché ci stiamo candidando per quella posizione? E perché proprio presso quella azienda? Cosa ci ha colpito di quella posizione o di quella azienda? Quale contributo possiamo portare in azienda? Cosa ci aspettiamo dall’azienda? Le aziende, citando il dottor Sabella, sono un po’ “vanitose”: è bene mostrare di conoscere l’azienda, visitando il sito internet, i social.
Come prepararsi al colloquio di selezione?
Il colloquio è la fase più importante e bisogna prepararsi: conosciamo l’azienda, informiamoci, riflettiamo su noi stessi, arriviamo puntuali. Le risposte alle domande del recruiter non devono essere standard: evitiamo le frasi fatte e motiviamo ogni risposta. Gli esempi sono essenziali: come ha sottolineato un partecipante, se viene chiesto in quali occasioni si sono avute difficoltà con i colleghi, è bene rispondere descrivendo le strategie messe in atto per risolverle.
Imparare ad argomentare
Dobbiamo imparare ad argomentare e saper trovare degli aggettivi che ci rappresentino, in positivo e in negativo: la sincerità è sempre premiata, nessuno è perfetto. In proposito, un altro partecipante ha chiesto come comportarsi alla domanda “Quali sono i tuoi punti deboli?”: è meglio “essere completamente sinceri o adattare la risposta per evitare di mettersi in cattiva luce agli occhi del recruiter rispetto alla posizione ricercata?” La risposta è semplice: non esistono punti deboli ma solo aree di miglioramento. Compito del recruiter è mettere il candidato a proprio agio: davanti a lui ci sono prima di tutto delle persone, con le loro fragilità, e il bravo recuriter sa cogliere le aree di miglioramento.
Costruisci la tua identità professionale: Come creare un profilo Linkedin adeguato?
Una delle domande dei partecipanti è stata: “sul profilo Linkedin, è giusto promuoversi lanciando pillole riguardo il proprio lavoro?” Lo scopo di un profilo Linkedin sta nella sua adeguatezza. “Adeguato” significa saper identificare i collegamenti nella rete, argomentare i post, condividere esperienze e pensieri del proprio mondo lavorativo, farsi conoscere (parlare di noi, del nostro lavoro, di cosa ci piace fare). Senza frasi fatte.
Cosa succede se l’azienda rifiuta la proposta del candidato dopo il colloquio e non fornisce delle motivazioni?
Diversi partecipanti si sono posti la domanda. Secondo alcuni, i feedback sono solitamente “molto brevi e coincisi, quindi non forniscono spunto di miglioramento per il candidato”. Anzi, aggiunge un altro, “per esperienza personale è già un miracolo riceverli”. Il dottor Catalano risponde con una provocazione: “le persone sono davvero pronte a ricevere le nostre critiche?” Gli fanno eco le risposte di altri partecipanti: “vogliamo sapere perché non siamo stati presi ma non siamo pronti ad abbattere il nostro orgoglio perché non vogliamo sentire”, “non siamo abituati alla critica perché tentiamo di presentarci come perfetti. Un feedback è una doccia fredda nella realtà”.
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